Chiesa di Sant’Antonio Abate Saione (Chiesina di Saione)

Fig. 1

ngresso laterale della "chiesina" reppresentativo del periodo romanico. In basso a destra il degrado civico del XXI sec.

Fig. 2

Fig. 3

Chiesina di Saione

Fig. 1 – Facciata con rosone e portale di epoca romanica

Fig. 2 – Ingresso laterale sinistro romanico XII sec.

Fig. 3 – Abside XII sec.

Nell’area di Saione (da saio), ad Arezzo, ci sono due testimonianze storico-artistiche e culturali del nostro passato che hanno contribuito a determinare la cultura europea  occidentale e a caratterizzare la nostra identità moderna. Queste sono l’area del Duomo Vecchio del Pionta (http://www.arezzoperlastoria.it) e la Chiesa di Sant’Antonio Abate posta in via Vittorio Veneto vicino all’angolo con via Nazario Sauro.

L’antica chiesa di Sant’Antonio Abate, conosciuta da tutti come “la Chiesina di Saione”, fu costruita nell’anno 890 ma così come la vediamo oggi risale al XII sec.; la Chiesa è a pianta rettangolare con abside rivolta a oriente, tipicamente romanica.

Questa importante radice storica aretina, purtroppo, è soffocata da edifici costruiti negli anni cinquanta senza alcun rispetto, né per l’ambiente, né per la nostra identità, come ben documentato dalle foto allegate.

Nei pressi di questa “povera”, ma molto rappresentativa chiesa, vi sorse nel 1220 il primo monastero delle Clarisse in Arezzo che fu denominata “Santo Spirito de Strada” (A. Tafi); questo, oltre ad essere il primo in Arezzo, fu anche uno dei primi monasteri in assoluto fondati da Santa Chiara. Basti pensare che l’ordine fu istituito da San Francesco e Santa Chiara nel 1212 ad Assisi e che solo otto anni dopo ne sorse uno ad Arezzo, proprio vicino alla Chiesina di Saione. Di lì a poco, nel 1261, il monastero fu abbattuto per ragioni militari e ricostruito dentro la cinta muraria nei pressi di via San Niccolò. Qui le suore vi restarono fino al 1550, anno in cui, ancora per ragioni militari, furono costrette a trasferirsi presso la casa Ospedale gestita dalla Compagnia della SS. Trinità, posta in via Garibaldi. Il tutto fu poi distrutto dal solito Cosimo I dei Medici.

Ciò che è già noto agli storici e studiosi, e che dovrebbe essere maggiormente divulgato per la rivalutazione culturale della nostra città, è la rappresentazione della Cacciata dei Diavoli dalla città di Arezzo immortalata da Giotto nella Basilica superiore del Duomo di Assisi.

L’affresco, infatti, rappresenta il Santo in genuflessione, alla cui sinistra è ben identificabile il “Duomo Vecchio” fuori dalle mura, di fronte al Santo, la cittadella medioevale di Arezzo e, alla sua destra, la Chiesina di Saione, non raffigurata, ma facilmente intuibile dalla prospettiva del dipinto. La Chiesina di Saione, insieme al Duomo Vecchio, ha avuto dunque un ruolo di protagonisti in un’espressione artistica tra le più rilevanti e famose al mondo. Per questo motivo e per i propri requisiti storici e artistici, Saione merita una maggiore diffusione mediata e informatica finalizzata a riscoprire la propria identità.

Di conseguenza, con la riqualificazione e la divulgazione del nostro passato, oltre che a favorire la convivenza tra identità diverse, si accrescerebbero maggiori interessi culturali, turistici ed economici più adeguati al patrimonio paesaggistico antropico, culturale e storico della nostra città.

Giotto – “cacciata dei diavoli dalla citta di arezzo”

affresco della Basilica Superiore di Assisi